È morto a Roma, nella notte tra il 13 e il 14 agosto 2024, Paolo Ricca, pastore protestante valdese, teologo e biblista di fama internazionale.
Lo voglio ricordare con molta semplicità in questo mio post perchè ha rappresentato per me un punto di riferimento nel mio cammino di fede e nel mio impegno di diffondere la Parola di Dio, che Ricca ha amato profondamente in tutta la sua vita di convinto cristiano e appassionato predicatore.
Lo vorrei ricordare concentrandomi su un unico aspetto: è stato un uomo «della» Parola e un uomo «per» la Parola. La sua è stata una passione infinita per la Bibbia, che per lui non era anzitutto oggetto di studio ma luogo quotidiano nel quale incontrare Cristo, “la” Parola di Dio fatta carne.
Le parole per esprimere questo suo amore per la Sacra Scrittura le cercava spesso (non esclusivamente) in Martin Lutero - autore della riforma protestante - del quale è stato fedele discepolo, lettore, traduttore, interprete e divulgatore. Ma Lutero è interessante perché aiuta a capire la Bibbia e il suo centro: Gesù Cristo.
Proprio in nome di Cristo, e di Cristo soltanto, in nome della passione per la Parola di Dio, Paolo Ricca era protestante. Il suo, però, non era un protestantesimo angusto, settario, chiuso nella polemica. Al contrario, la sua fede evangelica lo ha condotto all’ecumenismo, che ha praticato con grande audacia e determinazione. Questa sua apertura ne ha fatto veramente un maestro comune, ascoltato e amato dalle diverse confessioni cristiane (cattolica, protestante e ortodossa).
Paolo Ricca, poi, è stato un grande «predicatore». C’era in lui la chiarezza, il dominio del tema e della lingua, la capacità di coinvolgere chi ascolta, la ricchezza, e insieme la semplicità, dei riferimenti. Amava predicare la Parola, convinto che Dio stesso parlasse attraverso di lui: per questo i suoi ascoltatori sono stati edificati dai suoi insegnamenti.
Egli predicava la Parola sempre e ovunque: quando teneva il «sermone» durante il culto, quando insegnava teologia ai suoi alunni, quando teneva conferenze, quando parlava alla gente comune attraverso la radio e la tv, quando scriveva i suoi innumerevoli libri.
In Paolo Ricca, però, l’amore profondo per la Parola di Dio e la gioia di predicarla erano testimonianza. Chi lo ha ascoltato non ha potuto non chiedersi: “E se per caso, ciò di cui sta parlando, in questo modo affascinante, fosse vero?”.
Concludo con un suo pensiero espresso durante un’intervista rilasciata alla rivista Rocca l’1 marzo 2024:
«Oggi - mi sembra, ma spero di sbagliarmi - le Chiese parlano poco di Dio. Sul piano liturgico ne parlano anche troppo, come sempre: messe, culti, battesimi, funerali, cerimonie e riti vari continuano come prima, e tutto avviene nel nome della Santissima Trinità. Ma questo Dio liturgico - se così posso dire - mi sembra un Dio addomesticato, funzionale al funzionamento della Chiesa, un Dio rassicurante che non disturba nessuno.
È nell’annuncio pubblico della Chiesa che mi sembra di dover registrare un impressionante silenzio su Dio. Ci preoccupiamo tanto di un presunto silenzio “di” Dio, ma forse dovrebbe inquietarci di più il silenzio “su” Dio. La Chiesa parla di tutto: immigrati da accogliere, poveri con cui solidarizzare, pace per cui pregare, coppie omosessuali (da benedire o no?), sacerdozio femminile (sì o no?), suicidio medicalmente assistito (sì o no?), e così via - tutte questioni importanti e controverse di cui bisogna anche parlare - ma il tema principale del discorso della Chiesa è un altro, è Dio, la sua presenza e azione nascosta nel mondo, il suo regno che con Gesù è diventato vicino.
Non può non lasciarci interdetti il fatto che il messaggio pubblico della Chiesa più largamente pubblicizzato con ogni mezzo (stampa, radio, TV) sia l’Otto per mille! Questo messaggio è certamente importante per finanziare una parte rilevante del servizio della Chiesa, ma non è quello il messaggio che la Chiesa deve annunciare, non è quello l’Evangelo!».
E conclude:
«La Chiesa dovrebbe seguire l’esempio di Gesù, che ha fatto “diaconia” (servizio) da mattina a sera, sette giorni alla settimana, sabato compreso (sfidando il divieto!). Quindi oltre alla predicazione non ha fatto altro che diaconia, ma - non so se lo avete notato - non ne parla mai! Non reclamizza mai le sue “opere potenti”! Egli parla del regno di Dio vicino, parla cioè non di quello che fa lui, Gesù, ma di quello che fa Dio: mette sempre Dio al centro. Noi invece reclamizziamo le nostre opere… ci vantiamo dicendo come siamo bravi, cioè, in sostanza, annunciamo noi stessi! Ma il nostro compito è parlare di Dio, non di noi!».
Adempiendo fedelmente al suo compito di teologo, Paolo Ricca esorta la Chiesa a ritrovare il centro della sua vocazione e la sua stessa ragion d’essere in questo mondo: Dio.
Carmelo Vitellino