«Dio ha scelto i poveri!», afferma in modo lapidario san Giacomo nella sua lettera. E questa preferenza di Dio dovrebbe diventare anche la nostra!
«Dio ha scelto i poveri!». Come non sentire bruciare dentro una domanda: Io chi ho scelto? Chi ha scelto la nostra società, la nostra città, la nostra chiesa?
Ogni giorno, impietosamente, i mezzi di comunicazione sociale portano nelle nostre case l’eco del grido dei poveri che sale da tante parti della terra. Ed è una litania così continua e così diffusa che rischia di trasformarsi per noi in abitudine ed assuefazione.
Qualche tempo fa il Quotidiano Cattolico "Avvenire" ha pubblicato il commovente racconto di una ventinovenne Eritrea che, dal letto di un ospedale italiano dove si trovava dopo il salvataggio, ha confermato davanti alle telecamere l’ennesima tragedia del mare, con parole che sembrano dar voce a tutti i poveri del mondo; parole che dovrebbero conficcarsi come una spina nel cuore e nella coscienza di ciascuno di noi:
«Sul barcone, man mano che qualcuno moriva, eravamo costretti a gettarlo in mare. Abbiamo visto altre barche, ma non avevamo benzina per raggiungerle. Non ci hanno aiutati!».
Decine e decine di uomini, donne e bambini inabissati in fondo a quello stesso mare in cui hanno incrociato navi da crociera, traghetti e yacht…
Forse, quando leggiamo delle deportazioni degli Ebrei sotto il Nazismo ci chiediamo: certo le popolazioni non sapevano… ma quei convogli sigillati, le voci, le grida nelle stazioni di transito, davvero nessuno li vedeva o li sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore a far chiudere gli orecchi, gli occhi e i cuori. Oggi no!
E tuttavia assistiamo ad una quieta, rassegnata indifferenza, se non addirittura ad una infastidita avversione verso il “diverso”, nello stesso mare delle nostre vacanze, diventato la tomba di troppi.
«Dio ha scelto i poveri!». E io? E noi?
Carmelo Vitellino