un’assenza piena di luce
31 maggio 2025
"Mentre li benediceva..."
un’assenza piena di luce
30 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (9)
🔍 Leggi 👉 QUI la mia nona meditazione.
Carmelo Vitellino
28 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (8)
🔍 Leggi 👉 QUI la mia ottava meditazione.
Carmelo Vitellino
26 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (7)
🔍 Leggi 👉 QUI la mia settima meditazione.
Carmelo Vitellino
25 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (6)
🔍 Leggi 👉 QUI la mia sesta meditazione.
Carmelo Vitellino
24 maggio 2025
"Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa"
Nell’andarsene Gesù
ci insegna l’arte di “lasciare la presa”
22 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (5)
➡️ In queste parole la Sequenza non descrive lo Spirito con immagini di potenza o grandezza, ma lo invoca come consolatore perfetto, ospite dolce, sollievo dolcissimo.
🔍 Leggi 👉 QUI la mia quinta meditazione.
Carmelo Vitellino
21 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (4)
➡️ Lo Spirito Santo è datore di doni. Non viene a mani vuote: porta con sé i doni spirituali che nessun uomo può darsi da solo.
🔍 Leggi 👉 QUI la mia quarta meditazione.
Carmelo Vitellino
19 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (3)
➡️ Lo Spirito Santo viene invocato nella Sequenza come padre dei poveri. Non "padrone", non "giudice", non "controllore"… ma padre : presenza che ama, che custodisce, che rialza, che difende.
🔍 Leggi 👉 QUI la mia terza meditazione.
Carmelo Vitellino
17 maggio 2025
«Amatevi...come io ho amato voi»
➡️ "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri". La Parola come mi provoca: non basta amare “a modo mio”, non basta essere gentili o giusti. Gesù mi chiede di amare a modo Suo : con pazienza, con gratuità, con misericordia, con fedeltà, fino a dare la vita.
🔍 Leggi 👉 QUI la mia meditazione completa.
Carmelo Vitellino
16 maggio 2025
Non basta pascere: bisogna amare
Nel suo profondo commento a una variante apocrifa del vangelo di Giovanni, Enzo Bianchi ci conduce al cuore del ministero pastorale, ricordandoci che la vera guida non si misura dal compito svolto, ma dall’amore che lo anima.
I vangeli apocrifi sono testi antichi che raccontano episodi della vita di Gesù e dei suoi discepoli, ma che non sono stati inclusi nel canone ufficiale della Bibbia. Il termine "apocrifo" non va letto necessariamente in chiave negativa: indica piuttosto scritti "nascosti" o "non ufficiali", spesso redatti in epoche successive rispetto ai vangeli canonici. Alcuni di essi, pur non riconosciuti come ispirati dalla Chiesa, contengono intuizioni spirituali e teologiche che continuano a interrogare la coscienza dei credenti.
Nel passo riportato da Bianchi, il dialogo tra Gesù risorto e Pietro non ruota più attorno al semplice “pasci le mie pecore”, come leggiamo nel vangelo canonico di Giovanni (cap. 21), ma si intensifica con un imperativo più radicale: “Ama le mie pecore”. Non basta essere pastori, sembra dirci l’autore di questa variante: bisogna amare. Occorre una qualità relazionale profonda, affettiva, coinvolgente. Non si tratta solo di guidare o nutrire, ma di mettersi in gioco nel dono totale di sé, come ha fatto il Pastore per eccellenza: Gesù.
Questa sottolineatura è tutt'altro che marginale. È una provocazione rivolta non solo a chi esercita un ministero nella Chiesa, ma a chiunque abbia una responsabilità educativa, relazionale o comunitaria: puoi anche "fare bene" il tuo compito, ma se non ami coloro che ti sono affidati, manca qualcosa di essenziale.
Il testo apocrifo e il commento di Bianchi ci interrogano allora con forza: quanti “pastori” oggi esercitano il loro ruolo senza amare il proprio gregge? Quanta distanza tra il governare e il servire con amore? In un tempo in cui l'autorità spesso si presenta fredda, distante, formale, questa pagina dimenticata ci ricorda che l’unica autorità che si comprende nel Vangelo è quella che nasce dall’amore, non dal potere.
Come scriveva san Gregorio Magno, con una lucidità ancora attuale: “Le pecore rispondono all’amore di chi le ama”. Forse dovremmo tutti chiederci, con umiltà e coraggio: le persone che ci sono affidate si sentono amate o solo "gestite"?
Carmelo Vitellino
🔴 Leggi 👉 QUI per intero l'articolo di Enzo Bianchi
14 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (2)
13 maggio 2025
Meditazioni sulla Sequenza di Pentecoste (1)
11 maggio 2025
Vangelo della IV domenica di Pasqua
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"Nessuno ti strapperà dalla mia mano"Il Buon Pastore mi conosce, mi custodisce e mi guida |
02 maggio 2025
Sinodo: un’occasione mancata?
C’è un tempo in cui il velo si solleva e ciò che era nascosto diventa visibile. Enzo Bianchi, in una sua recente riflessione pubblicata su Vita Pastorale (maggio 2025), parla di apocalissi nel senso originario del termine: rivelazioni che mettono a nudo le ferite della Chiesa.
Il Cammino sinodale, iniziato nel 2021 per volontà di Papa Francesco, avrebbe dovuto essere un processo di ascolto, discernimento e rinnovamento. Dopo quattro anni di incontri, gruppi di lavoro, assemblee e preghiera, ci si aspettava un momento di sintesi profetica. Invece, ci si è ritrovati davanti a 50 proposizioni fredde, burocratiche, stilate da “addetti ai lavori” che non riflettono il cammino percorso né le voci ascoltate.
Enzo Bianchi non risparmia nessuno: denuncia il ritorno a metodi clericali, la marginalizzazione di voci profetiche, il timore del dissenso, e una "leadership" ecclesiale che - con poche eccezioni -sembra aver smarrito la forza del Vangelo per rifugiarsi nell’amministrazione. Si parla ancora di “auspici”, si usano espressioni come “si promuova”, ma il popolo di Dio è stanco di buone intenzioni. È il tempo delle decisioni vere, coraggiose, partecipate.
La liturgia è un altro nodo dolente: l’arte di celebrare viene di nuovo accentrata nel clero, mentre viene negata, con tono sprezzante, la predicazione dei laici, realtà già viva in molte comunità. Ma come si può parlare di Sinodo senza riconoscere i carismi diffusi, i volti diversi, le vie nuove già in atto?
Eppure, non tutto è perduto. Enzo Bianchi, pur severo, invita a non lasciarsi travolgere dalla delusione. La speranza cristiana non viene dalla Chiesa in quanto istituzione, ma da Cristo. La Chiesa sarà viva non quando moltiplicherà le riunioni, ma quando tornerà ad ascoltare il Vangelo e a lasciarsi "ferire" dalla sua forza.
Il testo attuale delle proposizioni è stato rifiutato. Se ne scriverà uno nuovo, che sarà votato a ottobre. È una possibilità, forse l’ultima in questa fase, per cambiare rotta. Ma perché ciò avvenga, serve una scossa, una vera conversione ecclesiale.
Noi, come popolo di Dio, non possiamo restare in silenzio.
Carmelo Vitellino
Leggi qui per intero l'articolo di Enzo Bianchi
«Quando pregate, dite: "Padre..."» (Lc 11,2)
🌿 Benvenuto nella meditazione di Lc 11,1-13 In questa pagina del vangelo di Luca, Gesù ci conduce al cuore della preghiera: non un ritu...

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