C’è un tempo in cui il velo si solleva e ciò che era nascosto diventa visibile. Enzo Bianchi, in una sua recente riflessione pubblicata su Vita Pastorale (maggio 2025), parla di apocalissi nel senso originario del termine: rivelazioni che mettono a nudo le ferite della Chiesa.
Il Cammino sinodale, iniziato nel 2021 per volontà di Papa Francesco, avrebbe dovuto essere un processo di ascolto, discernimento e rinnovamento. Dopo quattro anni di incontri, gruppi di lavoro, assemblee e preghiera, ci si aspettava un momento di sintesi profetica. Invece, ci si è ritrovati davanti a 50 proposizioni fredde, burocratiche, stilate da “addetti ai lavori” che non riflettono il cammino percorso né le voci ascoltate.
Enzo Bianchi non risparmia nessuno: denuncia il ritorno a metodi clericali, la marginalizzazione di voci profetiche, il timore del dissenso, e una "leadership" ecclesiale che - con poche eccezioni -sembra aver smarrito la forza del Vangelo per rifugiarsi nell’amministrazione. Si parla ancora di “auspici”, si usano espressioni come “si promuova”, ma il popolo di Dio è stanco di buone intenzioni. È il tempo delle decisioni vere, coraggiose, partecipate.
La liturgia è un altro nodo dolente: l’arte di celebrare viene di nuovo accentrata nel clero, mentre viene negata, con tono sprezzante, la predicazione dei laici, realtà già viva in molte comunità. Ma come si può parlare di Sinodo senza riconoscere i carismi diffusi, i volti diversi, le vie nuove già in atto?
Eppure, non tutto è perduto. Enzo Bianchi, pur severo, invita a non lasciarsi travolgere dalla delusione. La speranza cristiana non viene dalla Chiesa in quanto istituzione, ma da Cristo. La Chiesa sarà viva non quando moltiplicherà le riunioni, ma quando tornerà ad ascoltare il Vangelo e a lasciarsi "ferire" dalla sua forza.
Il testo attuale delle proposizioni è stato rifiutato. Se ne scriverà uno nuovo, che sarà votato a ottobre. È una possibilità, forse l’ultima in questa fase, per cambiare rotta. Ma perché ciò avvenga, serve una scossa, una vera conversione ecclesiale.
Noi, come popolo di Dio, non possiamo restare in silenzio.
Carmelo Vitellino
Leggi qui per intero l'articolo di Enzo Bianchi
Mi sembra che alla fine, come sempre, ci sono state tante parolone, riunioni, confronti.....ma non si cambia....l'arte dell'ascolto non è per niente facile, ne per i preti e ne per i laici... è sempre più facile parlare che ascoltare....eppure non a casa nostro Padre Dio ci ha fatto due orecchie e una bocca
RispondiEliminaGrazie per il suo commento preciso e appropriato!
Elimina